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#5 - La cornice nella letteratura

"La cornice ha qualcosa della finestra, così come la finestra ha molto della cornice. Le tele dipinte sono buchi di idealità praticati nella muta realtà delle pareti : brecce di inverosimiglianza a cui ci affacciamo attraverso la finestra benefica della cornice" 


Con queste parole José Ortega y Gasset, filosofo e saggista spagnolo del 900 introduce il tema della cornice nella suo saggio "Meditazioni sulla cornice" come luogo del problematico passaggio dalla realtà alla finzione, confine attraverso cui lo sguardo dello spettatore attraversa la dimensione dell'inverosimile: 
Quando guardo il quadro, entro in un recinto immaginario e adotto un'attitudine di pura contemplazione. Sono, dunque, parete e quadro, due mondi antagonistici e senza comunicazione. Dal reale all'irreale, lo spirito fa un salto, come dalla veglia al sonno. L'opera d'arte è un'isola immaginaria che fluttua, circondata dalla realtà da ogni parte.
Quest'oggetto occupa un’importante fetta della letteratura filosofica dell’ultimo secolo e ha avuto un riscontro significativo tanto nella teoria quanto nell’espressione artistica, fino a divenire non soltanto un oggetto di analisi al pari dei contenuti delle stesse opere, ma perfino un ricco bacino di interrogativi nuovi e un importante canale per la ricerca nel campo dell’estetica e della teoria delle arti. Come oggetto semplice e ornamentale, la cornice diventa il principale veicolo di una riflessione filosofica estesa: diventa l'ambientazione e la connessione - Georg Simmel, filosofo e sociologo tedesco del XX° secolo, la definiva "ponte" e "porta" - tra mondo dell'arte e mondo della vita:
l'essenza dell'opera d'arte è quella di essere una totalità per se stessa, non bisognosa di alcuna relazione con l'esterno, e capace di tessere ciascuno dei suoi fili riportandolo al proprio centro [...] l'opera d'arte è ciò che altrimenti solo il mondo come intero o l'anima possono essere : una unità di singolarità - essa si isola, come un mondo per sé, da tutto ciò che le è esterno. (Ponte e porta: saggi di estetica)
Nella letteratura più recente il tema della cornice come ornamento si somma a quello della sua ambigua collocazione: la domanda posta è se essa sia semplicemente una struttura esterna rispetto all'immagine oppure parte integrante della rappresentazione stessa.  

ni oeuvre, ni hors d'oeuvre, ni dedans ni dehors, ni dessus ni dessous, il déconcerte toute opposition mais ne reste pas indéterminé et donne lieu à l'oeuvre." (Derrida, 1978) 
"Né dentro né fuori, né sopra né sotto" scriveva il saggista francese Jacques Derrida (le 
parergon). Questa teoria diviene spunto di numerose discussioni filosofiche. Il celebre 
filosofo tedesco Immanuel Kant nella sua "Critica del giudizio" descrive i parergon: "le 
cornici dei dipinti, i panneggiamenti delle statue e i colonnati intorno agli edifici magnifici".


La cornice inoltre assume anche un'importante significato dal punto di vista retorico, come 
una narrazione all'interno di una narrazione. L'esempio perfetto è Giovanni Boccaccio, uno
 dei padri della lingua e letteratura italiana che nel suo "Decameron" utilizza questa tecnica 
narrativa. La cornice costituisce tutto ciò che si trova al di fuori delle novelle che dieci 
ragazzi di elevata condizione sociale, rifugiatisi in campagna per trovare scampo dal 
contagio della peste che aveva colpito Firenze, si raccontano per 10 giorni. 







FONTI:

  • Ortega y Gasset, "Meditazioni sulla cornice", in M.Mazzocut-Mis, I percorsi delle forme: i testi e le teorie, Mondadori, Milano 1997.
  • G. Simmel, Ponte e porta: saggi di estetica, a cura di A. Borsari e C. Bronzino, Archetipolibri, Bologna 2011.



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